mercoledì 23 luglio 2008

Né con

Una canzoncina scritta tipo un paio abbondante di anni fa (leggo ora: novembre 2005), parla di false alternative (e della necessità di una figura come quella del buono manesco). Si intitola come il post.


Amico, te lo dico,
che me so’ rotto li co
mi guardo intorno e Urca!
Croci, stellette e burqa

‘sti religiosi tristi
mi squassano i maron
mai con gli integralisti
né con i neo-con!

Tra il muro e i carri armati
lì non fanno più vita
però se provi a dirlo
sei un antisemita

Non amo, no, i sionisti
seguaci a Ben Gurion
mai con gli integralisti
né con i neo-con.

Che poi parlan di “vita”
altri figuri tristi
che sfruttano, che inquinano
e so’ anche antiabortisti

sti americani tristi
mi spaccano i maron
mai con gli integralisti
né con i neo-con.

Non è tanto il futuro:
è il presente che è nero
pistola sulla tempia
del libero pensiero

ai tristi oscurantisti
rispondo col baston
mai con gli integralisti
né con i neo-con.

È sempre stato il caso
ma adesso lo è di più
di combatter “this sickness”
e di trovare “a cure”:

mai più timidi e tristi
per colpa di baffon
EVVIVA I COMUNISTI
E LA RIVOLUZION!



La musica è così: una strofa con questa melodia



e una con questa:

venerdì 4 luglio 2008

Il dono della sintesi - i Righeira

Il trash revival ci ha un po' stufato: e lo dico da fondatore.
Già, da fondatore (con mano sul fianco, petto in fuori e indice roteante).
Sebbene mi si siano incu... ahem, filato in pochi
(ma a Pisa tanti, qualcuno ancora me lo dice, bella la nano-notorietà, eh? senza nulla togliere, ovvio, ai miei splendidi fans - che almeno ho, e non è poco),
dicevo, prima della super parentesi, sebbene a livello nazionale non mi si sia schioppato nessuno, sono stato uno dei fondatori del trash revival.

O meglio: ho colto anche io l'onda, un attimo prima che arrivasse: erano infatti i primissimi anni '90, e dalle conversazioni col Sommo e con la Bardi rivennero fuori dalla memoria le canzoni folli che andavano in classifica negli anni '70 (attenti al decennio, poi ci torno) e decisi che nelle mie serate da dj avrei dedicato uno spazietto a questi simpatici obbrobbri, un po' allo scopo di divertirmi/ci con l'estetica del brutto, un po' come monito: come dire "all'epoca queste canzoni erano considerate fighe e adesso ne ridiamo, quindi occhio a comprare i singoli pop di oggi, perché potrebbe finire allo stesso modo".
Così tra gli insulti di qualche rockettaro duro e puro che non capiva come potessi io passare dall'ortodossia rock delle mie scalette a quella robaccia (che all'epoca, tipo nel '91, era tra l'altro più vicina cronologicamente di quanto non sia vicino Nevermind a oggi) e l'apprezzamento di un amico che aveva fondato l'Arcigay a Pisa, il quale mi nominò praticamente dj ufficiale delle loro feste (per la serie: ma quali ghetti, l'ArciGay ha un dj etero) questa sezione delle mie serate si espanse, specie nelle suddette serate ArciAllegre.

(Inciso: non era tutto sterco -benché amabile- quella musica: in mezzo ci ho riscoperto un genio come Rino Gaetano, del quale all'epoca non si trovavano nemmeno i dischi, altro che fiction tv, e un gruppo pop geniale -ancorché con testi spesso da schiaffi- come i Matia Bazar, e altre amenità).

Poi arrivarono Anima Mia, Meteore e altro, e mentre io facevo feste per poche decine di migliaia di lire (benedettissime, visti i chiari di luna dei miei anni 1988-2007, ma poche rispetto a... ->) a Roma la coppia di dj detta Torretta Style (o Toretta? la pronuncia coRetta sarebbe queSSa) si faceva d'oro con queste serate.
E mi sa che abbiamo più o meno iniziato insieme: quando li vidi al Forte Prenestino loro non erano ancora star e l'irruzione della monnezza nelle mie scalette era avvenuta da poco. Come manager di me stesso faccio schifo, lo dico sempre.

Insomma, poco tempo dopo questo tipo di revival si è stradiffuso, anche se tendenzialmente più orientato agli anni '80. E questo è importante, perché mentre gli anni '70 erano talmente folli che perfino certo pop risentiva del clima dell'epoca, gli anni '80 erano molto più normalizzati anche da quel punto di vista, e il revival 80s è per lo più il prosieguo del revaivol disco-settanta: roba per lo più da discoteche facili, da animazione campeggio.
Poi certo, anche negli anni '80 c'era della follia (elemento imprescindibile per un trash revival con tutti i sacramenti), anche quello si può fare con spirito arguto e grano salis, tutto quello che ve pare, ma è ovvio che -certi- '70, sono una cosa e gli '80 un'altra.

Di quest'altra, gli '80, uno dei gruppi simbolo furono i Righeira, che sull'onda del revaivol sono stati ovviamente rivalutati, al punto che l'anno scorso hanno pubblicato un disco nuovo.
Musicalmente siamo sempre lì, più o meno; ma i pezzi non sono orrendi come quelli vecchi, e soprattutto un tempo non scrivevano cose come questa:

Il destino di una nazione
si decide alla televisione
Dipende tutto dalle riprese
il futuro di un paese

Il destino di una nazione
dipende tutto dalla religione
Si gioca tutto nelle chiese
il futuro di un paese

Digitale informazione
per milioni di persone
Nell’elettrica finzione
la tua intima adesione

Il destino di una nazione
dipende tutto dalla persuasione
Il messaggio promozionale
anche se subliminale

Il destino di un grande stato
si decide al supermercato
dipende tutto dalle pretese
il bisogno di un paese

Digitale informazione
per milioni di persone
Nazionale popolare
viva il centro commerciale

(copyright dei Righeira, ovvio)

Un testo che ha lo stesso potere di sintesi dell'oggi che a modo suo aveva "Vamos a la playa - oh oh oh" rispetto agli anni '80, o di sintesi in generale che aveva "l'estate sta finendo un anno se ne va": l'essenzialità assoluta, che a quanto pare non hanno perso (e che io non ho per niente: doveva essere un post breve).
Specie il verso sulle pretese è geniale, visto il tasso preoccupante di trasformazione in barbari presuntuosi dei cittadini (plebe, meglio) dello stivale: i due sembrano quasi tornati ai loro esordi simil-punk (nel suo primo 45 giri Johnson Righeira era accompagnato dagli Skiantos, miKa Kazzi).

Il trash revival, insomma ci ha stufato, ma ogni tanto porta delle gradite sorprese, ogni tanto il pop riesce a raccontare bene l'oggi, pare.
Quantomeno meglio di Ernesto Galli Della Loggia di quei destri di Repubblica.