giovedì 30 aprile 2009

Le 5 anatre

Me stavo a fa' LivingAsocial di Facebook da me, nel senso che non mi iscrivo ma... vabbè, non è importante, comunque facevo quegli elenchi "5 questo, 5 quello", quando a 1 tratto ho pensato: "e le 5 anatre, quelle di Guccini?"

Beh, eccole, e sono anche più di 5:

1 - quella che lancia maledizioni: l'anatrema

2 - quella che guarda le interiora: l'anatromia

3 - quella turca: l'Anatrolia

4 - quella di Hollywood: Lana TRurner

5 - quella dannunziana: La sera fieso-lanatra

guest stars:

6 - quella ligure: Sarz-anatra

7 - la quale fa i regali: anatr-ale

Un bello stormo, no?

mercoledì 8 aprile 2009

Feeeeim...

Ho scoperto con viva costernazione e profonda tristezza che un paio di miei amici, linkati anche qua accanto, pensano che io abbia il culto e la mania della gente famosa, delle/della celebrità; e citano a riprova (mah...) di ciò il fatto che io talvolta, ai concerti vado a parlare con i musicisti, facendomi poi spesso firmare i dischi.

Con quello che succede in Palestina, ma anche in Abruzzo, starsi a preoccupare delle cantonate dei tuoi amici sembra fuori luogo: c'è ben altro di cui costernarsi, dalle smaronate di chi ci rappresenta in giro per il mondo alla piccineria di chi dovrebbe opporglisi. Ma oh, a me dà ai nervi quando qualcuno mi attribuisce qualcosa che non ho fatto/detto o che non è vero: se mi giudicano male per qualcosa che non ho fatto mi ci incazzo, se mi ci giudicano bene mi imbarazzo.
Egocentrismo deviato, occhèi; ma è così, perciò questo post.

Che ci vado è vero (non in puzza: a farmi firmare i dischi), ma la storia del culto è falserrima, e mi dà anche fastidio che gente che conosco da anni prenda una cantonata simile.
Non disprezzo chi ha questo tipo di culto (anche se quando sul forum di Bowie ho letto la frase "noi che ci nutriamo di idoli" ho provato un brivido di disagio) e nemmeno chi segue il gossip: si tratta di amare una forma di narrativa i cui personaggi sono veri (le storie meno, ma vabbè), tutto qui, e ognuno ama il genere che gli pare.
Ma il fatto è che io questo culto non ce l'ho, per niente.
E allora perché farsi firmare i dischi? Perché andare a parlare con costoro?

Innanzitutto, sono fissato con musica, cinema e letteratura. E amo i libri, i dischi e i dvd come contenuto, ma anche come oggetti - e sti amici lo sanno pure: non è per culto dl "personaggi" che anni fa ho beccato la citazione di Gainsbourg in una loro canzone, ma perché ascolto i dischi.
E lasciamo perdere le discussioni avute con altri appassionati sì di musica, ma soprattutto -loro sì- di "personaggi" (più scambi di opinioni che "discussioni", in realtà), nelle quali cercavo di parlare dell'opera e mi si rispondeva sull'autore: chi se ne frega dell'autore?
Per me le cosiddette celebrità contano in quanto artefici di quelle opere che amo tanto e stop: sono d'accordo con chi ha notato che non sapere nulla di Omero, nemmeno se sia davvero esistito, non ci fa apprezzare di meno l'Iliade e l'Odissea.

Se vado a cercare musicisti, attori, autori vari è solo per:

1 Fare loro domande sulle loro opere, se ho da farne;
2 Farmele firmare: con la firma dell'autore l'oggetto supporto smette di essere una copia uguale alle altre ed acquista un minimo, se non di unicità, di personalizzazione. Per me che sono affetto da un vago feticismo, cambia.

L'unico altro motivo per cui vado a cercare una cosiddetta celebrità è se devo intervistarla per il sito (che rientra nel caso 1), o se mi attrae sessualmente; ma essendo impegnato anche questa cade. Però per dire: se mi avvicino a Catherine Zeta-Jones è perché è famosa o perché avendo io gli occhi ed essendo etero e vivo avvicinarla viene da sé? O invertendo: tra Paris Hilton e my woman non ho mezzo dubbio...
Tutt'al più, se dopo un concerto in un locale piccolo il/la cantante resta in giro e sembra simpatico/a, anche questo può portarmi a cercarlo/a: ma come cercherei una persona qualsiasi che sembra simpatica in una situazione che facilita i rapporti, la celebrità non c'entra nulla.
E balbettare lo faccio pure davanti a certe persone che mi mettono a disagio, e che il mondo non se le skioppa neanche di striscio.

Certo, nel mondo mediatico in cui viviamo si verifica uno strano effetto: quello che persone concrete e reali vivano contemporaneamente nel mondo fisico e in quello immateriale. Per cui Mick Jagger e Achille piè veloce, o Corrado Guzzanti ed Emma Bovary, Laura Palmer e PJ Harvey vivono (vabbè, Laura Palmer un po' meno) nello stesso ir-reame. A quel punto vedere uno di questi personaggi in carne e ossa può essere curioso.
Io però ai concerti non mi sono MAI emozionato pensando "finalmente ho davanti a me in carne e ossa proprio LUI, il grande divo": mi emoziono quando suonano bene, e quei rari momenti in cui arrivo a percepire che quel tizio sul palco, seduto con la chitarra a cantare "La locomotiva" è allo stesso tempo seduto a pochi metri da me e presente nel mondo immateriale dei dischi, delle riviste, delle radio, della tv, come se uscisse da se stesso e si espandesse: che è strano, in effetti.

Sennò, la sola altra celebrità che mi interessa è la mia. Per cui potrei cercare qualcuno di costoro per farmi aiutare nella mia improbabilissima scalata al successo.
"Ecco", si dirà, "in realtà il mito del successo in qualche modo ce l'hai".
Macché: il successo non è un traguardo - può svanire da un momento all'altro - né un valore: semmai un mezzo.
Per due fini:

1 Soddisfare la propria vocazione creativa sapendo che quello che fai viene ricevuto, che le tue opere riscuotono attenzione, che ciò che dici arriva a qualcuno (è questo l'eventuale mio successo che ho in mente: pensa come sto messo...).
2 Se si vuole vedere invece meschinità ovunque, allora diciamo soddisfare l'egocentrismo, stavolta attraverso opere (quindi, tornando all'inizio, per qualcosa che HO fatto).
3 Successo poi significa guadagni, e guadagnarsi da vivere con le proprie opere, oltre ad essere una soddisfazione sublime, permette di dedicarsi in beata pace all'arte senza gufi che predicano su "lavori seri" e "piantarla con le minchiate".
Ora, la mia celebrità la vedo molto improbabile; ma in caso i termini sarebbero questi.

Delle altre ho detto, del resto proprio, lo giuro, mi importa una beneamata.