venerdì 1 ottobre 2010

Il cantautore

Anni fa mi accorsi che ne Il pensionato di Guccini non si parlava solo del suddetto pensionato, ma qua e là compariva anche chi lo osservava.
Così ho pensato: sappiamo come il cantautore vede il pensionato, proviamo a immaginare come un pensionato vedrebbe il cantautore.
Non è una riscrittura "petrosa" è una riscrittura normale.
Diedi una stampata di questa ad un'amica che abitava a Bologna e che mi aveva promesso di portarla al buon Francesco. Chissà se l'ha mai fatto: non la vedo da allora...
Potete far partire il video dell'originale e leggere ascoltando l'originale:




IL CANTAUTORE
(da Il pensionato di F. Guccini)

Mi sente da oltre il muro che ogni suono fa passare
ma lo sento bene anch'io quando attacca a strimpellare
lo vedo nella luce di quella lampadina
che ormai ricordo bene alle tre di ogni mattina
illumina i suoi mobili, che han visto altri splendori,
e i suoi amici drogati che schiamazzano e fan cori
fra i suoni disumani dei suoi canti quotidiani
che strilla a squarciagola, m'ha spaccato ormai i timpàni.

Lo sento quando torna sbronzo e tardi alla mattina
che urta contro i mobili e poi arranca in cucina,
e mentre sta fumando ancora un'altra sigaretta
ritiene giusto imporci la sua nuova canzonetta
e poi mi incontra ancora quando viene l'ora sua
io fingo gentilezza e penso "Limortacci tua!
Stanotte, cantautore, mi hai svegliato la signora;
ringrazia tanto il cielo che non t'ho sparato ancora.

T'ho detto cento volte per telefono, in giardino,
che urlare a tarda notte non è da buon vicino"
ma mi calmo davanti a quel sorriso suo un po' fesso
che non aveva quando era famoso più di adesso.

Infatti credo che ripensi spesso alla sua vita,
a quei tempi felici della sua fama antica
a quei suoi vecchi dischi che ormai sanno un po' di muffa
si sa che prima o poi di ognuno la gente si stufa
a quel tin-tin di soldi, due milioni o tre al secondo
di quando lui faceva tournées in giro per il mondo
e dopo la miseria in tanti giorni uguali e duri,
le notti a lamentarsi fino a far tremare i muri.

Ci penso e non capisco, allibisco e mi stupisce
che uno fa bene i soldi e dopo male li gestisce
dei mille modi e tempi, delle possibilità
ha scelto le peggiori con meticolosità
e poi speriamo almeno che sia stato un po' felice
che dimentichi tutto quando sbronzo si assopice,
cosa che ultimamente succede sempre più spesso
che cosa faticosa è sopravvivere a sé stesso.

Ma cosa sto dicendo ? Questo qui é solo un mio tarlo
lui mi rompe i coglioni ed io sto qui a giustificarlo;
chiunque lo può dir per certo se peggiore sia
la sua per così dir miseria o quella vera mia.

Avrete già pensato, infatti, "Ma sta così bene,
fa come vuole, vende, non gli mettono catene"
c'ha i soldi risparmiati, non gli mancheranno mai
son io che sono povero, che vivo in mezzo ai guai
ci manca solo lui e i suoi amici dagli sguardi spenti
se non la pianta lo faccio interdir dai suoi parenti,
mannaggia i fricchettoni faccia sporca e pancia piena
mannaggia la pensione con cui sopravvivo appena.