martedì 18 dicembre 2012

Per un'amica che parte

Bello essere nati dopo lo Statuto dei Lavoratori: anche l'operaio poteva avere il figlio dottore;
meno essere diventati dottori dopo il '91, quando si prendevano i dottori (prima dall'Est Europa, poi anche qui) e li si metteva a fare lavori che in certi casi erano peggio dell'operaio, oppure proprio nulla (perfino se non eri figlio di operaio) - e senza potersi lamentare perché rispetto a chi è nato in certe zone continua ad andarci di lussissimo.
A me ha detto bene, ad altri meno - per ora: non si rinuncia all'idea di un grande futuro luminoso.


LA GIO’ VA.


Mai ‘na notizia com’Iddio comanda,
Maynard, John Keynes se lo semo scordato;
mai nascost’ho che veni’ in questa landa
m’ha in amicizie preziose legato.

Mai nada di buono sembra succeder
e infatti parton pur le amiche care:
mai ‘na tendenza che faccia ricreder
su questi tempi, che fanno cacare.

M’hai, Nazzareno, ascoltato? Parecchio
t’ho nominato, non solo per questo
ma in altri mille momenti in cui, mesto,
ho visto il bello finire nel secchio

- ma invano, tanto l’andazzo è evidente:
qualche fortuna (studiar, certi amici)
annega, larma* in ampio mar demente,
ma c’impedisce di dirci infelici

(semmai ‘na ‘nticchia** ruotati di balle,
in un’Europa or bella come Chtulhu:
siam giù*** ma in alto rispetto alle stalle,
pri-vilegiati e un po’ pri-si p’o culu).

Mai ‘na ricchezza de teste siffatte
è stata peggio che oggi trattata:
My na-Sharo a gratificarti batte
quel sistema che pure t’ha formata****.

Mai narcotico fu così efficace
sulle coscienze: questi non le innaffian
ma inaridiscono – non è incapace
chi non-decide così: nutre maf(f)ia.

M’ha il Natal storto saper che vai via;
certo vedremoci ancora, ciò è certo,
ma in a way è un’era, che va via,
che quasi vent’anni fa abbiamo aperto.

Migrasti a sud, esodo rovesciato,
ma in alta Italia or torni e ne so’ affranto:
m’hai narrato e fatto conoscer tanto,
che spero un poco di aver ricambiato

(ma in ampia e numerosa compagnia
io son, nel ritenermi fortunato:
poema in anafora, non poesia,
necesserebbe per dirlo adeguato).

Ma in anni, tanti, che ci conosciamo
non so se l’ho detto chiaro a dovere:
mai ‘n’altra come te, s’anche ammettiamo
che esista, ebbi d’incontrare il piacere!

E la tua nave s’arma, in altri lidi
diretta: che t’assistan numi e venti.
Lacrima inane evitiamo: deridi
‘sti guai e mollagli calci nei denti!



dicembre 2012
* Lacrima. ** Tutti conosceranno il camilleriano "tanticchia": qui uso la forma romana (anche per motivi formali della poesia). *** Come categoria: non mi riferisco all'Italia. **** L'amica fa la dj.

venerdì 7 dicembre 2012

ODE

Non si dica che noi poeti ce ne stiamo nella torre d’avorio ignari dei problemi daa ggente: sensibile al problema degli innamorati, ho scritto questa poesia proprio perché la usino per corteggiare colei che amano.


Prendetela e sfruttatela pure: vedrete che volo faranno gli slip di colei che amate, se gliela leggete. Vedrete.

ODE.


Oh, di pregio rarissimo
favolosa fanciulla!
Che dei miei scrausi giorni
riempi all'orlo il nulla!

Una di te più bella
non ho mai contemplato:
tu i miei grigi neuroni
prepotente hai squattato.

Perché belle a te pari
esiston poche cose,
non sol poche fanciulle
come te son radiose.

Che c'è pari a te bello?
Un piatto di spaghetti
spinaci e mozzarella,
o il sol rosso sui tetti;

di caffè una tazzina
su un tavolino sgombro,
o i giorni che c'è il sole
e allor più non mi adombro,

Un paesaggio di Willink,
un discoen di Leonardo;
non sol, superi pure
un quadro, di Leonardo.

Bella come un governo
di destra che va in cul,
sei bella come certi
ritmi Wall of Voodoo.

Sì, bella come un bagno
nel mar di Favignana!
Sei bella come il disco
con sopra la banana!

E più bella di quelle
che apparvero su Stryx,
sei bella come l'ultima
puntata di Twin Peaks!

O bella come togliersi
sguazzando a Quercianella
città e inverno di dosso:
ecco quanto sei bella.

O come la colonna
sonora e il film di Sur,
o come quasi tutti i
fumetti di Alan Moore.

Non so se s'è capito
quanto cacchio sei bella;
come i pezzi migliori
di Battisti e Panella.

'nzomma, sei pulcherrima
e ti spero un dì mia:
perché sei bella (e certo
ben più de 'sta poesia)!

21-23 giugno 2012

giovedì 11 ottobre 2012

Distintamente Bianchiccio

Questa è dedicata a un cantante che apprezzo, ai suoi dischi.

Distintamente Bianchiccio.
(Del Biondino Di Britannia)


Son uomo di parola e melodia,
son cosmica stranezza ma perfetta;
son quel che 'l mondo tutto dette via,
e che disse il su e il giù di una starletta.

Fanciulle immagin, cani adamantini
vivi e ameridi vidi giovinetti;
quale Aladin sano presi cammini
da stazione a stazione. I cosiddetti

eroi non amo, su un palco più basso
io abito, con mostri orripilanti,
Pierino, il lupo e Baal che invito al passo
di danza questa sera. Dilettanti

noi siam nel labirinto, tu però
non mi deluder. Io son due apparecchi
metallici, emetto un bianco rumor
che in cravatta nera giunge agli orecchi.

Son Budda dei bordi della città,
terrestre fuori, pagano per ore,
che narra storie di ragni e chiarore
lunar, ma or taccio. E questa è la realtà.



(il titolo è perché ho deciso che "thin" era riferito a "white" e non a "duke")

martedì 25 settembre 2012

CARMA, PAOLI': sul concerto fiorentino dei Radiohead, al volo


Butto qui al volo due note sul concerto dei Radiocapoccia, riprendendo la risposta che ho dato a un amico - costui - che chiedeva com'era andata. 
Premessa: l'ultimo loro disco ha lasciato un po' perplessi alcuni ascoltatori a causa della poca orecchiabilità e della spinta in là di una svolta elettronica iniziata, pur con avvisaglie precedenti, con Kid A, del 2000 e proseguita nei tre dischi compresi tra quello e appunto l'ultimo.

La parte che ha funzionato meglio è stata proprio The King Of Limbs (che è meno disossato di quanto sembri) e i pezzi analoghi (recenti ma non solo), cioè quelli lunghi, da viaggio in trance in un mondo nuovo (quello di certa elettronica che certi rockettari si perdono da decenni e/o che certo pubblico se la fanno altri fischia ma dai Radiohead la accettano).
Quello che non funzionava erano certe "canzoni", anche recenti ma che avendo una più classica struttura inizio-centro-fine sembravano un po' messe lì, visto che né la sequenza né le pause tra un pezzo e l'altro riscattavano quell'impressione.
Voglio dire: mi fai un concerto che è un viaggio in paesaggi astratti disegnati dall'elettronica? Benissimo e bellissimo, e lo era; ma quando la canzone singola, per come è fatta, non può essere allungata, non crea il flusso, crealo con la sequenza, attaccale:
in una parola, fai elettronica? MIXA!
(sono convinto da tempo che il metronomo andrebbe usato non solo durante le canzoni ma anche per stabilire durata e ritmo delle pause, sennò si perde di tensione: come insegnano agli attori, anche quando non fai nulla sei COMUNQUE in scena).

Poi, anche l'ordine... non voglio insegnare niente a un gruppo che suona da 20 anni almeno, ma la sequenza delle canzoni non m'ha convinto.
La prima parte, quella del viaggio, bellissima, ma anche lì c'erano un paio di brani che interrompevano il continuum.
Ma poi avrei capito un'ora oltranzista e il finale a canzoni per accontentare un po' il pubblico più generalista (e tutto sommato anche l'altro), ma da un certo punto in poi era una scaletta un po' carente di bussola, di ritmo, che vagava tra un pezzo e l'altro:
splendida Karma Police, che non interrompeva semmai dava requie, poi si poteva ripartire.
Invece avanti con singoli brani notevoli ma in generale s'era persa la tensione.

Everything In The Right Place alla fine sta bene se hai fatto una sequenza killer che culmina in Paranoid Android o Idioteque,  dopo le quali quella come titoli di coda è perfetta: così boh
(ma bella l'idea di cantarci The One I Love dei R.E.M. sull'intro).

Delusione, invece, la versione appunto di Idioteque: la adoro, ma ieri è stata suonata troppo veloce, tirata via (tranne la parte centrale, con assolo in linea con le ultime cose: stranamente lì funzionava).

Io non sono per i concerti juke-box, accetto anche di non sentire i classici se il gruppo in quel momento è musicalmente un'altra cosa; ma leggendo le scalette avevo fatto la bocca a Paranoid Android, mi piaceva sentirla visto che chissà se li rivedrò dal vivo...

Per cui bello, grande gruppo, ma un concerto sul quale lavorare ancora. Nel senso che con pochi aggiustamenti viene grandioso.



P.S.: ho visto veramente tanti concerti, svariati anche grossi, ma un simile rapporto numero di persone-assenza di casino era la prima volta. Sarà che il Parco delle Cascine disperdeva...
P.S. 2: tra incendiare i palchi per l'autoriduzione da una parte e pagare in silenzio 50 euro di biglietto, 10 di prevendita, 6 di panino e 3 per una bottiglietta d'acqua dall'altra si può trovare una via di mezzo? Che ne dite?

domenica 29 luglio 2012

Minuetto del rammarico antracite

Nel mio primo libro di poesie, quello pubblicizzato qui accanto ->, ci sono tipo 32 dei miei componimenti; un'altra quarantina saranno inclusi nel secondo, se e quando lo pubblicherò; in più, nel quadernone in cui accolgo quelle "accettate", ce ne sono ancora altre.
Tra tutte, il titolo più bello l'ho dato a questa:


MINUETTO DEL RAMMARICO ANTRACITE


Io c’ho il rammarico
d’una mattina
in cui mappina*
io mi sentìa.

Causa: le nuvole,
e anche se so
che il peggio do
col grigio, “via”,

dissi, “chiamiamola”
pur nel torpore,
pur col grigiore
“l’amica mia”.

Giunse, era splendida:
rosse e antracite
avea vestite
le grazie sue.

Sembra impossibile,
ma ancor maggiore
era ‘l brillore
di sua beltà

rispetto al solito;
molceva gli occhi,
molléa i ginocchi,
tutta fulgèa.

Ma io ero urfido,
come v’ho detto,
e in quel baretto
poco parlai.

Sì, un po’ ma tacqui, ahimè,
quel suo splendore
che di bollore
tutto mi empìa.

Lasso! Non dissilo.
Ed ho il tormento
del complimento
che non partì.

Ovvio, poi, l’esito:
con mia mestizia
restò amicizia
che restò lì.

Ovvio che il seguito
ci fe’ lontani:
neuroni inani
miei fecer ciò.

Ovvio il rammarico
per quel mattino;
ciel cinerino
seren non fu.

Gennaio 2012 circa

__________
* Napoletano per "schifezza".

mercoledì 27 giugno 2012

Dove sorge il sol...

Ampliando Rimbaud, posso dire che anche io, più di qualche volta, ho "embrassé l'aube d'été".
E non solo d'estate ma anche d'inverno. Non come certi amici con bioritmi ed orari da vampiro, d'accordo, però più di qualche alba l'ho vista.
I motivi potevano essere tanti: una serata con gli amici andata per le lunghe, o qualche notte d'amore (quelle che Panella definisce meravigliosamente il furore e il gelo delle notti aurore), specie se il corteggiamento si è preso una parte lunga della serata; sennò qualche viaggio notturno, qualche serata da dj - quelle che a metà anni '90 mi hanno fatto innamorare definitivamente della campagna dei dintorni pisani (insieme a qualche turno di vigilanza, nello stesso periodo, alle strutture della festa di Rifondazione di Asciano), il ritorno da un concerto lontano, discussioni di chiarimento, ecc...: a un certo punto, magari non vedevi il cielo più chiaro, però cominciavi a sentire gli uccellini e pensavi "Oops... stanotte ho sghiozzato" (per dirla alla pisana: mi sono comportato come un grezzo che non conosce misura).

Ma c'era della bellezza dietro quei mattini raggiunti da dietro, c'erano delle esperienze piacevoli.
Certo, c'erano anche quelli che vedevi per preoccupazione, per ansia, per incazzatura o per un caffè bevuto troppo tardi: questi casi c'erano insieme a quegli altri, ci sono sempre stati (quelle da insonnia neonatale, invece, sono una novità tarda).
Il guaio è che andando avanti con l'età diminuiscono sì le albe che vedi, ma soprattutto perché il primo insieme, quello di quelle belle, si assottiglia fin quasi a sparire; e questo ovviamente non è piacevole, alla faccia della vita più regolare.

Per questo quando l'altra notte ho fatto le 4:30 per scrivere questa recensione

http://www.sentireascoltare.com/recensione/10290/u2-achtung-baby.html

sono stato contento; e parecchio.
È proprio vero: senza il rock'n'roll avremmo vissuto peggio.


martedì 26 giugno 2012

Note al volo sul concerto per l'Emilia


Ci voleva un terremoto per vedere Raffà-Guccini sullo stesso palco.
La Caselli steccava, Ligabove no; ciononostante, mille Caterine forever.
D'altronde, erano 42 anni che non cantava su un palco-io però la batto: quasi 43.
Curreri, con quell'aria mista di impiegato, nerd e boy-scout e quella voce da cornacchia, è uno dei frontman rock più improbabili: però a suo modo funziona.
Non bastava il terremoto, bisognava anche accanirsi col duetto Cremonini-Pausini (che se possibile è quasi più sguaiata della Nannini: un successo che non mi spiego)..
Ma com'è bella la corista di Mingardi più vicina alla telecamera.
Che concerto per l'Emilia nè uno senza gli Offlaga, senza Le luci della centrale elettrica, senza gli SKIANTOS?
Bella l'Ave-rsione dell'Ave-Maria, benché io continui a preferire quella di Christian De Sica in Borotalco...

E Vasco, Vasco dov'era?

mercoledì 20 giugno 2012

Il neo-docente in vacanza (Hallelujah 1)


(sulla musica della canzone di Leonard Cohen)

E finalmente è giunto il dì
che il precariato andò a finir
e che chiusi quest'epoca mia buia;

avevo perso ogni decor,
mò invece faccio il professor
al provveditor canto Alleluia!!
Alleluia, Alleluia....

È stato ma° parecchio dur
esser senza idea di futur,
a affrontar l'ansia sembravo Tetsuya;

e anche se incombe distruzion
sopra la pubblica istruzion,
rilassomi e prorompo in Alleluia!!
Alleluia, Alleluia....

Quest'epoca dà il mammadron*
e non fanno certo eccezion
i giovani cui insegno, porca truia!!

Ma per infine lavorar
li posso pure perdonar,
simpatici - ma non da di' Alleluia!!
Alleluia, Alleluia....

E dopo un po' che ci ho a che far
stremato sogno quando finirà,
sogno un piatto di pasta con la 'nduja**;

Mi sogno i giorni di vacanza
in cui l'uomo si spaparanza
a quattro di baston grido Alleluia!!

Alleluia, Alleluia....

__________________
° Forma toscana che rafforza mettendo il "ma" in mezzo, a dire "puoi dire quello che vuoi ma la verità è che...". * Disagio continuo e prolungato. ** L'immagine suggerisce che la vacanza detta nel verso successivo possa svolgersi ad esempio in Calabria.

mercoledì 13 giugno 2012

Le leggi del nerd

Tra i modi sicuri per riconoscere un nerd (che in italiano sarebbe "secchione" ma non solo: un nerd è secchione anche in alcune branche del sapere non strettamente scolastiche, tipo informatica e fantascienza) ci sono le leggi - pardon, le TRE leggi - della robotica di Asimov.
Il nerd le cita a memoria quando può anche in modo forzato, contento evidentemente di ricordarsi qualcosa che sembra profondo e che invece non ha nessun senso al di fuori dell'ambito in cui sono state create, ovvero i racconti di Asimov con protagonisti o co-protagonisti dei robot. Così fa il coautore di uno degli ultimi numeri di Julia (Maurizio Mantero, coautore del n. 163, "Rilancio al buio"), che le cita in modo funzionale, ma appunto un po' forzato, dimostrandosi un nerd senza ombra di dubbio*.
Per Asimov queste leggi erano un limite imposto a questi esseri senzienti dai loro inventori, che servivano ad evitare che i robot facessero del male agli uomini.
Di fatto, però, erano un ostacolo che lo scrittore si imponeva come sfida per movimentare le trame, come gioco narrativo: al di fuori di quei racconti le può citare solo un nerd, perché fuori da quelle storie non hanno senso, non funzionano come metafora o sintesi di nulla, non sono applicabili a niente, e i robot nel nostro mondo sono macchine meccaniche che fanno quello che gli dici (e spesso fanno SOPRATTUTTO male agli umani).
Anzi, nel mondo reale secondo quelle leggi non ci fanno nemmeno gli esseri umani. Basta leggere quello che fanno/dicono/propongono Monti e la Fornero per capirlo.
Che tra l'altro sono due nerd della Bocconi, tra l'altro.





*Poi magari è stato Berardi, e non il coautore, e il discorso mi salta. Ma non del tutto, credo.

mercoledì 30 maggio 2012

Epigrafia contemporanea - Italiano addio?


Chissà in futuro come si documenteranno su quest'epoca. Noi conosciamo l'antichità grazie alla resistenza del papiro, della carta, del tufo, del coccio e della pietra e alla pazienza di tanti monaci, ma i posteri?
Se il digitale regge, sui nostri tempi ci sarà pure troppo; se invece verrà spazzato via da qualche tempesta elettromagnetica, ciao.
Lo dico perché  ci sono cose, in ogni tempo, che non sono capite neanche da tutti i contemporanei; voglio dire che non sempre si sa interpretare tutto quello che appartiene alla propria epoca, che anche i contemporanei hanno bisogno dei commentatori, e a maggior ragione i posteri, che non condividono più lo spirito e il polso dei tempi e grazie a questi commentatori possono comprendere chessò, opere letterarie, documenti politico-religiosi, lingua...

Ecco: io nel mio piccolo voglio fornire un contributo a contemporanei e posteri per capire cose tipo la scritta qui fotografata: che magari è scritta in quella che sarà la lingua del futuro (ma spero di no), ma nel dubbio io la spiego. Poi certo, se la tempesta elettromagnetica cancella tutto amen, ma intanto...(come disse Laura Palmer).

Procediamo dunque, parola per parola, intanto decifrando la calligrafia, poi i significati, tenendo conto che il reperto è stato rinvenuto e fotografato in un parco giochi di Viareggio (LU), città balneare dell'alta Toscana.

Ebetuzzo: La desinenza "-uzzo" è diminutivo/vezzeggiativo del sud Italia ma, come già "minchia", è stato diffuso dai media in tutto il paese (benché meno). Dubitiamo però che si tratti del semplice dimin./vezzeg. di un nome o di un cognome: difficile, infatti, che qualcuno si chiami "Ebete"...
Probabilmente si tratta del risultato di vari passaggi scherzosi-distortivi del nome originale; in ogni caso si tratta certamente del destinatario del messaggio (pardon, del msg).

6: Qui è facile: è la seconda persona singolare del presente del verbo "essere", scritta così per omofonia tra il numero e la forma verbale. L'uso di siffatta grafia, per memoria diretta di chi scrive, risale a ben prima dell'uso dei telefoni cellulari e della comunicazione via sms, che ha accolto ben volentieri tali usi grafici che fanno risparmiare caratteri. Perché in quest'epoca, se si supera un certo nr. di caratteri si spediscono 2msg cn aumento di $pesa (lo dico perché chissà come funzioneranno i tel. dei posteri), da cui il suo successo tra i giovani.

Topo: Al femminile indica l'organo sessuale appunto femminile (in Toscana, ma si è diffuso), ed è diventato sinonimo di bella ragazza in seguito all'accorciamento dell'espressione "bella topa" (con una sineddoche "topa=ragazza" che definire disinvolta è poco): in pratica l'equivalente di "f*#a" o "f@&#§a". C'è voluto poco per passare da "topa=bella ragazza" a "topo=bel ragazzo".

Bao: Avverbio viareggino, forse anche lucchese, che vuol dire "molto": es., "mi garba bao", "fa ca'à bao", ecc...
Da non confondere col "ba'i" dell'espressione, più diffusa lungo la costa toscana, "fa onco a' ba'i", dove "fare onco"=far vomitare (anche nelle forme "mi fa veni' la/l'onco", a sua volta da non confondere con la 'onca, che è il lavello dei piatti: "le donne? Alla 'onca", recita la "saggezza" contadina maschilista) e "a' ba'i"=ai bachi, cioè ai vermi.
Per tornare al principio: "bao"=parecchio.

By: Anche qui è facile: pur simile al precedente, è la preposizione semplice inglese che indica l'agente di qualcosa, come anche l'autore di un opera. Nella dominazione anglica del moderno linguaggio dei media, la particella si è diffusa insieme a molte altre parole di quella lingua. Personalmente ricordo la pubblicità di "Let's Go West, by Five Viaggi", che immagino nelle orecchie di molti miei coetanei. Qui introduce la firma dell'autrice del messaggio (pardon, del msg).

Tufa: Vedi "Ebetuzzo": al maschile è un tipo di pietra e di terreno, qui è l'appellativo scelto dall'autrice per firmarsi. che poi vai a sapere: l'omosessualità oggi è meno tabù e la "a" alla fine, per chi conosce le logiche con cui si distorcono i nomi tra i GGiovani, non vuol dire nulla.

Per cui: "Ebetuzzo, sei proprio bello, firmato Tufa". Non così complicato in fondo.
Certo, non c'era una parola d'Italiano (il massimo era "6"), ma amen...

sabato 31 marzo 2012

Intellettuale pride


Come dire, a un certo punto uno si stufa di sentire in tv o sui media certe idiozie, o un clima generale di disprezzo. E allora un manifesto:

INTELLETTUALE PRIDE.

Per rallegrarmi l'animo, al mattino,
me schioppo un bel vinil di Brian Eno;
Sto bene e non mi girano i maroni
se un buon libro m'ha scosso un po' i neuroni;
mi dà letizia allegra e gioia pura
guardar quel poco in tv di cultura
e godo quale bimbo sulle giostre
tra presentazioni di libri e mostre.

Mi piaccion le cose dette di sguincio:
sollazzomi tra David Lynch e Pynchon.
Delle fanciulle saggio qual sia il conio,
le abbordo parlando di Gramsci Antonio[1];
e se affancul mi mandan, poco male:
io so' così, io so' intellettuale,
non è che l'amore non mi si indura
solo perché amo la letteratura,
e anche senza Soriano ho la passione
de ‘na bella partita de pallone.

Contemplo anche il semplice, mica no,
specie se prima ci ragiono un po':
se l'emozion mi passa pel cervello
lo trovo un po' più sano, un po' più bello,
quando il cervello attivo con vigore
so che il dì prenderà il verso migliore.

E chi sprezza il giudizio competente
dicendo "è meglio dir quel che si sente"
(come se coltivar sapienza e mente
fosse peggio che non sapere niente)
non amo: pur'io indulgo a dire "MITICO!"
talvolta, ma non per questo non critico
chi critica i critici, ché ben so
che esiston quello bravo e quello no
come gli artisti, d'altronde. E decido
ragionando, mi par giusto, e diffido
di chi parla soltanto d'emozioni:
pel bagno son di panza le reazioni.

Se a ragionare non fossimo buoni
adoreremmo ancor punzoni[2] i tuoni;
vivessimo solo secondo il cuore,
c'ammazzerebbe ancora un raffreddore;
e agir d'istinto non è molto allegro
se effetto ha di farti bruciare il negro.

Certo, se sei un valido intellettuale
sai che ci son la mente e l'animale,
la rabbia, il cuor, le viscere e lo scarto,
ma esprimole con specchi, di rinquarto;
e giudico con un certo stupore
l'insensato divider mente e cuore
- lo fa quella triste e atteggiona schiera
di chi, pur se non lavora in miniera,
ma scrive o filma, spregia chi gli è uguale
di fatto, spregiando l'intellettuale
(trucchetto per emerger sui colleghi,
di quarta lega: ma chi vuoi che freghi?).

Di menti se ne trovan d'alte e d'ime[3],
chi libera e chi è sgherro di regime;
ma, a stringer, si può dir che pe’ esser detto
intellettual, devi aver l'intelletto.
Non è snobismo, perché bene sai
che con gli snob, puah! non mi mischio mai;
benché mi vanti un po', ché non ho uguali:
so' intellettuale e non porto gli occhiali!

gennaio-marzo 2012

[1] Non sempre, anzi: è un esempio. Però una volta l'ho fatto davvero. [2] Inchinati a deretano per aria. [3] Basse.

giovedì 8 marzo 2012

La regina della notte


Questa è dedicata a una fanciulla che lavora presso una rotonda fuori Pisa. Buon 8 marzo.

LA REGINA DELLA NOTTE.

Ah! Povera regina della notte,
che piove e ti si bagnan le cosciotte
mentre aspetti chi te vie' a da' du' botte:
Ah! Povera regina della notte!

C'è un tempo osceno, ma ti tocca uguale
de lavora' fino al primo mattino;
stivali e rosso microvestitino,
bragia negli occhi e postura regale.

Quella rotonda non è certo un trono
ma l'aria da regina l'hai lo stesso:
comandi te, chi vie' a comprarti sesso
solo a lustrarti gli stivali è buono.

Perché lo sguardo fiero che dardeggi
nel buio notte/viso è da sovrana,
pur se ti mordon le chiappe le leggi
e di quaqquaraqquà triste fiumana.

Te sottomessa e messa sotto a questi
vol di' che 'st'epoca è di quelle strane,
vol di' che il tempo è di quelli funesti
e non solo in macchina va a puttane.

Chissà se atroce furia di vendetta
è quella che ti illumina gli occhioni,
insiem sovrana ebanea e poveretta
che vede transitar troppi coglioni

già vuoti - in testa, spettacolo fello*:
credono all'uomo forte, alle furbate,
ai soldi come viagra del cervello
e ad un miliardo d'altre puttanate.

Ma a me sembra anche assurdo che le arti
che s'usan quando sei davanti a tanta
bellezza, non servan, né corteggiarti:
è assurdo, basterebbe la cinquanta.

Pensa ch'io invece a cen t'inviterei,
facendo il lumacone ma galante;
la notte insiem me la conquisterei
e i soldi mollereili° al ristorante.

Ma non si può, non ti posso invitare,
ché mi risponderesti che è lavoro
per te; e rinuncio - non per il decoro - 
a un altro tuo cliente diventare

(come vi rinunciai già quella volta
che sulle Ramblas m'abbordò fanciulla
di rara beltà ed eleganza molta:
non me disse core, non colsi nulla).

Mi potrei raccontar di esser migliore
e che venir con me per te è un sollievo;
ma sarebbe scusaccia senza onore
che manco da me stesso me la bevo.

Così sol passo in macchina e t'ammiro;
scriverei qui, pe' aiuto ad andar via,
il nom d'associazion ch'a usci' dal giro
v'aiuta; ma tanto questa poesia

non credo leggerai, la vedo tosta
(benché son certo tra voi ci sian dotte):
sol dico a chi di notte vi si accosta:
"ONORA LA REGINA DELLA NOTTE!!!".


_____________________
* Brutto e triste.
° Li mollerei.

lunedì 5 marzo 2012

Nell'aria, canzoni

Non che mi interessino le feste religiose ma oggi, già 10 giorni dentro la Quaresima, si è concluso il Carnevale anche a Viareggio.
L'anno scorso di questo periodo, essendo io pigerrimo, NON scrissi un post che avevo in mente, che doveva chiamarsi On The Air e parlare di quattro canzoni che giravano nell'aria. Lo riprendo ora, visto che due erano le classiche canzoni del carnevale viareggino, tornate appunto on the air come sempre di questo periodo.
Una è Come un coriandolo, un 2/4 ultra popolare che ti si ficca al cervello in maniera assassina.
E a poco serve cambiare il verso "queel viso d'angelo / vorrei che assomigliasse un po' più a te" con "Giaaan-franco D'angelo vorrei che..ecc.": quando parte il Carnevale, che a Viareggio come detto dura più di un mese, è la fine: basta andare in giro e la senti ovunque. Quest'anno ci ha parzialmente salvato il gelo, che tenendo in casa teneva lontano da bar e diffusori pubblici, ma più di tanto non la scampi.
L'altra canzone carnevalesca non so come si chiami, ma il ritornello fa "Viareggio! Viareggio!", cosa che a me diverte perché mi torna in mente il racconto di un mio vecchio padrone di casa, Alfio buonanima, che una volta raccontò di essersi trovato costretto, mentre andava verso l'India, a fare uno scalo di 6 (sei) ore all'aeroporto di Bucarest. Siccome c'era ancora la cortina di ferro, narrava che per tutte le sei ore gli altoparlanti della sala d'attesa avevano mandato di continuo 'ste canzoni di regime che a sentir lui facevano tipo "Ceausescu! Ceausescu!".
La melodia che accennava raccontandoci l'episodio era tipo quella di "Viareggio! Viareggio!", da lì l'associazione - ma credo anche dalla pari molestia.
La terza canzone era quella Hello! di Martin Solveig, che l'anno scorso impazzava, e a me suonava curiosa perché usava l'effetto del cd incantato come bordone facendolo somigliare alle pennate di una chitarra punk, e anche la voce era impertinente e sfacciata come certe cantanti punk (quelle d'epoca, non la pur bellissima Avril Lavigne). Non è canzone di Carnevale, ma qualche sera fa Solveig è andato a Sanremo e mi dicono che ha suonato quella, dunque ci risiamo.
La quarta l'ho dimenticata, e amen. Però potrei cogliere l'occasione della scomparsa del grande Lucio Dalla (benché io l'abbia apprezzato/seguito fino circa a Viaggi organizzati) e parlare di una sua.
Nell'aria c'è molto Caruso, ma è un pezzo che non ho mai amato particolarmente, soprattutto per un motivo.
Mi spiego: tu scrivi una canzone dove c'è Napoli, 'o mare, la notte, l'ammore, nella quale il cantante napoletano più famoso del mondo si abbandona 'e core in un "TE VOJO BEEENE AASSAI", e poi, come secondo verso, prosegui con "ma tanto tanto tanto bene, sai"?
Crolla tutto, su; quel "sai" sembra piemontese (o Marina di Un posto al sole), è affettato, formale, non ci sta a fare niente, ammazza la passione (e c'erano a disposizione mai, guai, fai, amai...) oltre al fatto che in napoletano dovrebbe essere assaje e non assai.
No, meglio ricordarlo con quest'altra, che vola leggera, di un allegrotto sornione e aperto, nell'aria.
Ciao Lucio.

mercoledì 22 febbraio 2012

L'articolo 18 e le pocce

C'è una specie di gioco che facevano e forse fanno ancora i preadolescenti in tempesta ormonale, che consiste nello sfidare una compagna o amica pettoruta così: "Scommetti che riesco a toccarti le tette senza toccarti né reggiseno né maglia?".
Se la ragazza è sprovveduta, o lascia che la curiosità prevalga sulla prudenza, accetta la sfida, e a quel punto avviene che lo sfidante appoggi le proprie voraci estremità sulle pocce della malcapitata, abbandonandosi a sonora palpata mentre, con sorriso finto-ebete/rassegnato, dice "Ho perso..." (sottointendendo un "ahimè" che non gli passa neanche a tre chilometri dall'anticamera del cervello).
A quel punto parte la sberla, certo, e la sfida è stata persa; ma cosa importa? Cosa importa allo sfidante una scommessa perduta quando tanto ha ottenuto quello che voleva davvero, e cioè una manata di pocce in relativa tranquillità e quasi con l'autorizzazione? Gli interessava davvero qualcosa vincere? No, direi, zero (anche perché nella rapidità dello scambio nulla era stato messo in palio).
Questo giochetto mi è tornato in mente in occasione del dibattito in corso sull'articolo 18, nel corso del quale abbiamo ascoltato ignobili castronerie e infami falsità, di quelle che ti fanno sentire offeso perché ti chiedi "Quanto mi ritieni idiota per pensare che io caschi in un trucchetto misero come questo?".
L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori NON impedisce di licenziare quando un'azienda è in difficoltà economiche: l'azienda può farlo, la legge glielo permette. Né impedisce di licenziare PER GIUSTA CAUSA: si può, com'è ovvio e giusto che sia.
L'articolo 18, invece, tutela il dipendente dal licenziamento SENZA giusta causa, cioè dall'abuso e dall'arbitrio del datore di lavoro; e lo fa nell'unico modo serio e sensato, cioè IMPONENDO IL REINTEGRO DEL LAVORATORE LICENZIATO INGIUSTAMENTE.
È l'unico modo serio perché, se il datore di lavoro che licenzia ingiustamente fosse costretto solo a pagare un risarcimento in denaro, siamo sicuri che molti datori di lavoro che vogliono togliersi di mezzo sindacalisti e gente che non accetta soprusi su orari, paga e condizioni di sicurezza lo farebbero lo stesso: pagando una tariffa inferiore a quella che ci vorrebbe per un killer otterrebbero comunque il risultato (e senza sporcarsi le mani di sangue - almeno nominalmente), dando contemporaneamente un segnale a tutti gli altri dipendenti; cosa importerebbe loro di essere condannati o di sborsare qualcosa, pur di arrivare all'obiettivo?

Esattamente come il preadolescente con le pocce dell'amica: uguale.

EDIT: lo sapevo che prima di scrivere avrei dovuto rileggere l'art. 18: il quale non stabilisce il reintegro per forza, ma lascia la decisione al giudice del lavoro.
Solo che la sostanza non solo non cambia, ma è anche peggio: cosa si vuole abrogare allora? LA dignità stessa?

venerdì 27 gennaio 2012

AHI…




Chi deve sta in prigione
e chi gioca a pallone,
nelle docce, lo sa
che è un rischio e non si fa:
e pure a te, Schettino,
fatal ti fu l'inchino.
Ovvio, il piagnucolìo
che tuona "Concordìo!!!"

giovedì 26 gennaio 2012

Diaframma live


Per i fan di quel cantante bravo e coerente, che per questo ha ricevuto apprezzamenti ma non lautissimi guadagni al punto di potersi soprannominare Federico Few Money, posto qui le scalette di un paio di suoi concerti cui ho assistito e, crepi l'avarizia, pure qualche foto dai suddetti, potenti, spettacoli.
Nel primo si esibiva da solo, nel secondo col gruppo.


Federico Fiumani, Pisa, Caracol, 17 aprile 2010.


-Gennaio
-Caldo
-L'amore segue i passi di un cane vagabondo
-Amo lei
-Labbra blu
-Fine di una relazione (tronca)
-Vaiano
-Verde
-Oceano
-Un giorno qualunque
-Tre volte lacrime
-Boxe
-L'odore delle rose
-Diamante grezzo
-Un temporale in campagna
-Siberia
-Dottoressa
-Fiore non sentirti sola
-Il disco dei Replacements
-Un giorno balordo
-Vita nomade
-Libra

 




Diaframma, Livorno, The Cage, 21 gennaio 2012
-Siberia
-Entropia
-Absurdo Metalvox
-Gennaio
-Labbra blu
-Vaiano
-Io sto con te (ma amo un'altra)
-Vivo così
-Madre superiora
-L'odore delle rose
-Niente di serio
-Nilsson
-Grande come l'oceano
-Carta carbone (interrotta per mettersi il suo cappotto rosso, dicendo "poi sennò dicono che non me lo metto mai", poi ricominciata ed eseguita tutta. Alla fine si è tolto di nuovo il cappotto)
-Diamante grezzo
-La nostalgia
-I giorni dell'IRA
-Paternità
-Un giorno balordo
-Pop art
     bis:
-Fiore non sentirti sola
-Verde
-Trecento balene
-Le Alpi
-Amsterdam

giovedì 12 gennaio 2012

La corista dei Rolling Stones


Come tantissimi, ho sempre amato Gimme Shelter dei Rolling Stones: anche i non fan amano questo classico che misteriosamente non è mai stato un singolo.
Una sera del '9qualcosa, presumo 8 o del genere, scoprii che in radio avrebbero trasmesso un concerto della band e io, da buon fan, volevo registrarlo. Non avendo una piastra funzionante, però, telefonai ad un'amica che l'aveva e andai da lei. Arrivai che era già iniziato e gli speakers stavano dicendo che versione strepitosa della canzone gli Stones avessero appena suonato. Me l'ero persa ma poco male: poco dopo uscì il live di quella tournée, No security, e così potei ascoltarla, anche se la data non era la stessa.
Era una versione classica ma suonata con il giusto calore, e con una bella voce femminile a eseguire quella parte che già costituiva una delle meraviglie della versione originale.
Tempo dopo una ragazza di un forum mi passò il video di un concerto a Rio di quello stesso periodo: Gimme Shelter era tra le prime e lì scoprii che la fanciulla che cantava non aveva solo una gran bella voce. Il video infatti rivelava una donna nera di rara bellezza, che con metafora banale si potrebbe definire un’autentica pantera, morbida nel corpo e dalle ammalianti movenze con le quali duettava con Mick Jagger animando una versione del pezzo meno grintosa di altre: non una bellona e basta, o una ragazzetta, ma una Donna con due D maiuscole, un’apparizione di femminilità profonda e bollente. Se non si fosse capito, fu amore immediato.
Fortunatamente il video non era uno di quelli ballonzolanti realizzati da qualcuno del pubblico in lotta tra teste che impallano la videocamera, spallate e servizio d’ordine che ti punta le lucine nell’obiettivo (o con una distanza che spiana tutto): si trattava di riprese televisive, realizzate con macchine professionali ed una regia, benché di quelle televisive che documentano senza grandi lampi di inventiva.

Regia che rendeva sì la grande bellezza della cantante, ma quelli – i  lampi - me li aspettavo invece da Scorsese quando seppi del suo film-concerto sugli Stones: andai a vederlo aspettandomi, oltre che grande musica e grande cinema, anche le meraviglie che sarebbero uscite da un grande regista che filmava siffatta creatura.
All’inizio il regista lo annuncia, le scalette degli Stones sono imprevedibili: e alla fine del film, infatti, ci ritroviamo con un bilancio di 4 canzoni da Some Girls, due da Undercover e niente Gimme Shelter. Film grandioso, grande cinema e grande musica come previsto: ma da questo punto di vista autentica delusione.
Certo, Lisa Fischer (questo il nome della bellissima, che in carriera ha inciso qualcosa per suo conto oltre che fare la corista anche per Tina Turner) nel film si vede, e non solo nel momento in cui viene presentato il gruppo; ma mancava il pezzo che, oltre ad essere un classico, la metteva in mostra nella sfavillante meraviglia delle sue qualità sia canore sia estetiche.
Il guaio è che ho un sospetto sul perché. Nel film, forse per aumentarne l’appeal, ci sono anche degli ospiti che duettano con il gruppo: un intenso momento blues con Buddy Guy, la title track con James White degli White Stripes (che dimostra di essere un vero adolescente dei ’90 con quell’aria da “sì, sono molto contento di essere qui, ma non mi sconvolgo più di tanto”) e ... Christina Aguilera. Già.
Che ci faccia lei coi Rolling Stones non è dato sapere, se non mettere in scena la figurina della cantante tutta grinta e cuore, sfoggiandone una versione banalissima e di pochissimo spessore (com’è il personaggio d’altronde, con la sua precisissima e stucchevole tecnica r’n’b).
Ed è qui secondo me il motivo per cui nel film non c’è Gimme Shelter: la performance di Lisa Fischer avrebbe fatto a pezzetti le pretese e i poveri mezzi della Aguilera, senza pietà e senza neanche impegnarsi troppo, ché le sarebbe bastato fare il suo solito per mostrare senza ombra di dubbio alcuna chi era che comandava.
Peccato.
Per fortuna che c’è youtube:




domenica 1 gennaio 2012

Auguri!



Nonostante qualche buon evento recente l'aria non promette benissimo,
però gli auguri ci vogliono.
E visto che vivo da parecchio in Toscana, direi:


BUON 2012,
MAREMMA MAYA!!!