martedì 25 settembre 2012

CARMA, PAOLI': sul concerto fiorentino dei Radiohead, al volo


Butto qui al volo due note sul concerto dei Radiocapoccia, riprendendo la risposta che ho dato a un amico - costui - che chiedeva com'era andata. 
Premessa: l'ultimo loro disco ha lasciato un po' perplessi alcuni ascoltatori a causa della poca orecchiabilità e della spinta in là di una svolta elettronica iniziata, pur con avvisaglie precedenti, con Kid A, del 2000 e proseguita nei tre dischi compresi tra quello e appunto l'ultimo.

La parte che ha funzionato meglio è stata proprio The King Of Limbs (che è meno disossato di quanto sembri) e i pezzi analoghi (recenti ma non solo), cioè quelli lunghi, da viaggio in trance in un mondo nuovo (quello di certa elettronica che certi rockettari si perdono da decenni e/o che certo pubblico se la fanno altri fischia ma dai Radiohead la accettano).
Quello che non funzionava erano certe "canzoni", anche recenti ma che avendo una più classica struttura inizio-centro-fine sembravano un po' messe lì, visto che né la sequenza né le pause tra un pezzo e l'altro riscattavano quell'impressione.
Voglio dire: mi fai un concerto che è un viaggio in paesaggi astratti disegnati dall'elettronica? Benissimo e bellissimo, e lo era; ma quando la canzone singola, per come è fatta, non può essere allungata, non crea il flusso, crealo con la sequenza, attaccale:
in una parola, fai elettronica? MIXA!
(sono convinto da tempo che il metronomo andrebbe usato non solo durante le canzoni ma anche per stabilire durata e ritmo delle pause, sennò si perde di tensione: come insegnano agli attori, anche quando non fai nulla sei COMUNQUE in scena).

Poi, anche l'ordine... non voglio insegnare niente a un gruppo che suona da 20 anni almeno, ma la sequenza delle canzoni non m'ha convinto.
La prima parte, quella del viaggio, bellissima, ma anche lì c'erano un paio di brani che interrompevano il continuum.
Ma poi avrei capito un'ora oltranzista e il finale a canzoni per accontentare un po' il pubblico più generalista (e tutto sommato anche l'altro), ma da un certo punto in poi era una scaletta un po' carente di bussola, di ritmo, che vagava tra un pezzo e l'altro:
splendida Karma Police, che non interrompeva semmai dava requie, poi si poteva ripartire.
Invece avanti con singoli brani notevoli ma in generale s'era persa la tensione.

Everything In The Right Place alla fine sta bene se hai fatto una sequenza killer che culmina in Paranoid Android o Idioteque,  dopo le quali quella come titoli di coda è perfetta: così boh
(ma bella l'idea di cantarci The One I Love dei R.E.M. sull'intro).

Delusione, invece, la versione appunto di Idioteque: la adoro, ma ieri è stata suonata troppo veloce, tirata via (tranne la parte centrale, con assolo in linea con le ultime cose: stranamente lì funzionava).

Io non sono per i concerti juke-box, accetto anche di non sentire i classici se il gruppo in quel momento è musicalmente un'altra cosa; ma leggendo le scalette avevo fatto la bocca a Paranoid Android, mi piaceva sentirla visto che chissà se li rivedrò dal vivo...

Per cui bello, grande gruppo, ma un concerto sul quale lavorare ancora. Nel senso che con pochi aggiustamenti viene grandioso.



P.S.: ho visto veramente tanti concerti, svariati anche grossi, ma un simile rapporto numero di persone-assenza di casino era la prima volta. Sarà che il Parco delle Cascine disperdeva...
P.S. 2: tra incendiare i palchi per l'autoriduzione da una parte e pagare in silenzio 50 euro di biglietto, 10 di prevendita, 6 di panino e 3 per una bottiglietta d'acqua dall'altra si può trovare una via di mezzo? Che ne dite?