mercoledì 1 gennaio 2014

Le terze persone plurali

Le terze persone plurali, per definizione, sono tante;
di solito in "o", ma mica soltanto.

A Roma, spesso sono in "e":  "loro si piaceno"*, "poi la gente dicheno", "mo qui de stelle comete ce ne metto due così i Re Magi nun ce capischeno un c#§§o"**, ecc...

A Pisa, ma anche a LI e altrove, è in "a": "le correnti salgano, scendano"***, "noi non siamo quelli che il nipotino se lo farebbano di 'occio"§, "se lo devano ma anda' a stronca' ner..." §§. 

A Viareggio invece sono spesso in "i": "Oh, ma ar cavarcavia c'erino ancora forconi?" "Mah, c'è passata la mi' figliola ha detto che erino ancora lì, però 'un bloccavino più 'r traffio: ti fermavino un attimo, ti davino 'r volantino poi ti lasciavino passa' "§§§.

Eh, quante ne esistono (o esisteno, o esistano, o esistino).


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* Dal film "C'eravamo tanto amati" di Ettore Scola. La pronuncia il personaggio interpretato da Nino Manfredi, che si pone anche qualche domanda sulla corretta coniugazione della voce verbale.
** Roma, Trastevere, anni '80: frase rivolta da un decoratore di vetrine al suo collega e sentita con le mie orecchie. Ogni natale mi riviene in mente.
*** Un po' come Le nuvole di De André, che in pisano "vanno, vengAno...".
§ Questa invece l'ha sentita my sister.
§§ Traducibile più o meno con "dovrebbero piuttosto andare a farsi friggere".
§§§ Anche questa sentita con le mie orecchie ma a Viareggio, dicembre 2013.