lunedì 20 marzo 2017

GABBANATE ovvero STA SCIMMIA NUDA SCASSA

1) Passato lo Festival, Gabbani è lo santo.
2) C'avevamo già Rovazzi, ci mancava lui.
3) Per me, le lezioni di Nirvana sono quelle in cui ti spiegano l'arpeggio di All Apologies o nelle quali ti mostrano che gli accordi di Smells Like Teen Spirit sono gli stessi dall'inizio alla fine, cambia solo il modo di suonarli.
4) A Roma è "Occidentali: carma", che ci sta tutto.
5) A proposito di Rovazzi, pare che il suo ultimo video, che a me pareva semplicemente sfruttamento furbetto di umorismo da rete, sia qualcosa di peggio: peccato, perché lui mi sembrava un simpatico disturbato di mente finito in mano a un produttore coatto.
6) Come Rovazzi, Gabbani ha fatto una prima canzone con qualche pregio (intelligente la sua Amen, simpaticamente scema Andiamo a comandare) e una seconda molesta.
7) Perché, come sa chi deve andare ai compleanni dei bambini, un certo tipo di canzoni ha un successo strepitoso (voglio dire, gli animatori ancora mettono Gangnam Style) e si è condannati ad ascoltarle un milione di volte in più di quante avresti avuto voglia: moleste di loro e ancora più moleste per il numero di ascolti.
8) I bambini: vedere dei settenni che cantano il ritornello di Occidentali's Karma (senza ovviamente capirne alcunché - e ci mancherebbe), dovrebbe chiarire una volta per tutte che "postmoderno" non è una vuota parola ad effetto usata dagli intellettuali, ma è l'aria che respiriamo, se già dall'infanzia ti propinano come normale un mix di discipline orientali, antropologia e ironia cantato su un ritornello pop.
9) "intellettuali nei caffè”:  e allora? Cos’è, non ci possono entrare? Andandoci tradiscono forse la loro missione sociale? È almeno dal 1764 che ci sono, da quando i fratelli Verri e Beccaria fondarono addirittura una rivista con quel nome: dunque?
Gabbani ha dovuto timbrare il cartellino della “simpatica” (sì, come una malattia) satira anti-hipster e anti-intellettuali ma ovviamente non aveva mezzo argomento valido e così butta lì sto riferimento casuale: non credo infatti che quella rivista sia una questione fondamentale (dell’oggi e della canzone).
10) Il problema di cui parla Gabbani è l'orientalismo di moda, il contrasto tra ciò che certe discipline professano e i comportamenti tenuti da chi qui vi aderisce superficialmente: ma è un problema? Voglio dire, è un problema di cui parlare con quei toni da "vi racconto l'essenza dell'oggi e i segnali della fine del mondo"? Non mi pare.
11) Il problema principale della canzone, per me, è soprattutto questo: l'audio, ovvero il cantato affettato ed enfatico e l'elettronica tamarrissima del suono. Funziona anche, a momenti, ma è molesta e ha scassato le balle (e ci risiamo: un po' di suo, un po' per sovraesposizione).

12) Il problema che invece la vincitrice di Sanremo NON ha, checché ne dica un articolo di un furbetto antintellettualista di quelli nominati prima, è lo stile frammentario-citazionista: quello stile esiste da tempo, lo hanno usato tra gli altri T.S. Eliot, Lou Reed e i R.E.M.. Si dirà: "ma erano più bravi, erano autori di un altro livello". Esatto: è la bravura che conta, non l'uso di uno stile o di un altro. Non cosa, ma come.
Ma soprattutto, riprendendo uno spunto del mio amico Francesco, IO personalmente, quello stile lì non glielo posso proprio rimproverare. Per decenza, almeno:

http://giuliopk.blogspot.it/2013/12/piu-cool-che-animal.html

E sul come e sulla bravura lascio decidere a chi legge: di certo, non abbondo in sovraesposizione.